Theo Hernandez: «Ibra, il derby e Maldini: vi dico tutto. L’esultanza con la Lazio era per Deschamps»

by Redazione Cronache
Theo Hernandez

Il terzino sinistro del Milan, Theo Hernandez, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di DAZN a due giorni dal derby contro l’Inter.

DERBY – «Qui a Milano sono tutti importanti, però certamente questo lo sarà di più per la posizione e i pochi punti di distanza che ci separano in classifica: sarà un gran derby. Una partita dura e intensa ma penso che faremo una bella prestazione. Chi temo di più? In realtà non temo nessuno e nemmeno i miei compagni hanno paura. Faremo il nostro gioco e lotteremo per vincere».

STILE DI GIOCO OFFENSIVO – «Quando recupero palla e punto verso la porta nella mia testa sto andando a fare gol».

MALDINI – «Ha detto che devo diventare un Top 3 al mondo? Lo penso anche io, credo che con il lavoro che sto facendo, me lo stia meritando. Devo lavorarci ancora di più, faticare giorno dopo giorno e spero che un giorno arrivi questo momento. Ora mi concentro su me stesso per fare il meglio e poi la gente valuterà».

LA POSIZIONE SUI CALCI D’ANGOLO – «Il mister a volte mi dice di tirarlo o di stare sulla ribattuta per concludere, altre di stare in area di rigore, dipende da che squadra affrontiamo e di conseguenza mi posiziono. Mi piace stare al limite così se arriva un pallone lo posso calciare. Non mi dicono di calciare normalmente ma se vedo la possibilità di tirare lo faccio e poi sento Ibra da lontano che mi grida».

IBRAHIMOVIC – «Averlo in squadra è un plus. Quello che impressiona è il suo fisico, arrivare così a 39 anni, impressiona come sta fisicamente in campo e come aiuta i compagni. Se rompe le scatole? Molto! Sta addosso a tutti, quando sbagliamo un passaggio ci dice che dobbiamo dare di più. È una gran persona e un ottimo compagno di squadra. Alcune volte si arrabbia e ci rimprovera, ma è giusto che lo faccia e ci dica quello che dobbiamo fare».

FAMIGLIA E NAZIONALE – «Ho un rapporto bellissimo con mio fratello Lucas, parliamo tutti i giorni e siamo molto uniti, fratelli fino alla morte. Se parliamo di Nazionale? No, non ancora. Quell’esultanza contro la Lazio era un messaggio per Deschamps. Sto lavorando duramente per poter andare in Nazionale. Quello che devo fare è lavorare ogni giorno e sperare nella convocazione. Sono nato a Marsiglia e cresciuto in Spagna, ma mi sento francese. La mia famiglia è in Francia e io sono francese».

HAKIMI – «Non mi aspettavo il Real ci lasciasse andare via. Entrambi eravamo al Real Madrid e giocavamo poco. La cosa migliore che potessimo fare è stata quella di andarcene, perché se sei lì e non giochi, non sei felice e non ha le opportunità che vorresti avere. Però sia io che Hakimi abbiamo fatto del nostro meglio e ora siamo entrambi qui a Milano. Lui è un giocatore incredibile. Ha molto talento, velocità, qualità. Più o meno ci assomigliamo. Lo conosco personalmente e abbiamo passato molto tempo insieme. È un bravo ragazzo e un ottimo amico. Cosa gli dirò al derby? Nulla, in campo siamo tutti nemici, ma fuori siamo tutti buoni amici».