Il Bologna di Thiago Motta è fra le sorprese più grandi di questo inizio di Serie A. Per gioco e potenzialità, oltre che per i risultati. Dalle parti del Dall’Ara c’è ottimismo e vivacità, fiducia nel tecnico e in un gruppo che forse ha trovato il giusto mix di esperienza e gioventù. L’avvio di stagione è stato segnato proprio dai giovani. Ancor prima di Zirkzee, Ndoye o Orsolini. Sì, sì, proprio la primissima partita: Bologna-Cesena, un derby alla prima gara in Coppa Italia.
Sono bastati due minuti per sbloccarla. Marcatore? Tommaso Corazza, 19 anni, figlio e promessa della città. Gol all’esordio e corsa pazza sotto la sua curva. Ma ci arriveremo.
In realtà lui in questo Bologna non ci sarebbe dovuto neanche essere inizialmente. Non per demeriti, sia chiaro. «In estate avevo fatto un primo incontro dove mi avevano detto: ‘Tommi è difficile che Motta ti prenda in ritiro perché vuole partire con pochi giocatori’. Per me non era un problema. Avevo appena passato la maturità e così ho prenotato le vacanze. Quando stavo per partire, mi arriva una telefonata: ‘Non puoi partire Tommi, Motta ti vuole con sé’. Ho disdetto tutto al volo, ne è valsa la pena».
Il doppio esordio: gol al Cesena e quell’attesa infinita con il Milan
Già, l’ha detto lui: ne è valsa la pena. Perché Tommaso non solo parte con la prima squadra ma convince mister Motta e si toglie subito le prime soddisfazioni. Intanto, gioca da titolare il derby con il Cesena in Coppa Italia. L’arbitro fischia, passano due minuti e Tommaso segna. Da terzino: «Era la mia prima convocazione in assoluto con la prima squadra. Non avevo mai fatto una panchina in A, ero agitatissimo anche se già da un paio di giorni sapevo che sarei stato titolare. Quando siamo entrati al Dall’Ara avevo i brividi: era la realizzazione del sogno di Tommaso bambino». Un sogno ad occhi aperti. Tommaso si è fatto trovare pronto: in campo, per il gol e perfino per l’esultanza.
Aveva già immaginato tutto: «De Silvestri, Bonifazi e Arnautović mi hanno riempito di consigli prima della partita, poi pochi secondi prima di uscire dallo spogliatoio mi si avvicina il team manager: ‘Tommi, gioca facile i primi 3 palloni’. Io ho fatto così. Poi al quarto ho segnato». Mica male. «Prima della partita in hotel avevo già pensato a come poter esultare dopo un ipotetico gol. Mi ero immaginato tutto: volevo solo correre e andare sotto la curva. Lì non ci ho capito proprio più niente, era come se non sentissi più nulla. Era come se non fossi lì in quel momento, poi mi sono girato e sono stato travolto dalla squadra».
L’inizio di tutto. Passa giusto qualche giorno e Tommaso debutta anche in Serie A per una manciata di minuti contro il Milan, sotto 2-0: «Speravo con tutto me stesso di entrare e un po’ me l’aspettavo perché in Coppa Italia avevo giocato dal 1’. Quando il mister mi ha mandato a scaldare ero super emozionato. Io, al Dall’Ara, in Serie A: un sogno. Anche se, a dir la verità, sono rimasto lì a bordocampo per 3-4 minuti. La palla non usciva mai e così ho iniziato a pensare dentro di me: ‘Guarda eh. Ora succede qualcosa e io non entro più’. Per fortuna ce l’ho fatta poi».
«Il mio idolo? Alessandro Florenzi. Ma vi ricordate il gol al Barcellona?»
Quasi per una coincidenza voluta dal destino, Corazza esordisce nel campionato italiano sfidando la squadra di quello che è sempre stato il suo idolo: Alessandro Florenzi. Perché? Il motivo è presto detto: «Sono sempre stato in fissa con lui, sin dalle sue prime stagioni alla Roma. Mi è rimasta impressa l’immagine di lui che sale in tribuna e corre ad abbracciare sua nonna dopo un gol. E poi il gol al Barcellona: ma ve lo ricordate?». Come Florenzi anche Tommaso ha cambiato ruolo nel corso del tempo: «Ho iniziato giocando esterno alto, poi sono diventato una mezz’ala. Ho seguito un po’ il percorso di Florenzi, fino a che nell’U17 mister Bigiani mi ha spostato nel ruolo di terzino. Dopo poco ho capito anch’io che avrei potuto rendere meglio lì. Ora, però, speriamo di segnare anche gol belli come i suoi eh…!».
Nel post partita della sfida con il Milan, Tommaso non si è lasciato sfuggire l’occasione di incontrare il suo idolo superando lo scoglio della timidezza: «Abbiamo scambiato due parole e poi gli ho chiesto la maglietta. È stato bellissimo, davvero». Questione di punti di riferimento, Tommaso l’ha trovato in chi prima di lui ha fatto il suo percorso partendo alto e finendo in difesa.
Oggi se gli chiedete la sua top 3 è facile: «Premetto: ovviamente escludo Florenzi, per me è davanti a tutti, questione di cuore. João Cancelo, Camavinga e Di Lorenzo. Di Joao prenderei l’intelligenza tattica. Di Camavinga la duttilità e la disponibilità nel sapersi adattare in un ruolo nuovo, non suo, dimostrando comunque tutto il suo valore. E poi il capitano del Napoli: per il suo carisma e per la sua dedizione al lavoro. Ha fatto un percorso impressionante partendo dal basso».
«A mezzanotte mi chiamano: ‘Tommy, vai in Nazionale!’»
Ve l’abbiamo detto: quest’anno Corazza è partito davvero forte. Coppa Italia, Serie A e Nazionale. Non c’è due senza tre, d’altronde. Ed ecco che a settembre è arrivata la prima chiamata in azzurro con l’U20 di Alberto Bollini: «Ricordo tutto della prima convocazione: ero fuori in giro con gli amici. Poi a mezzanotte mi arriva una chiamata dal segretario del Bologna: ‘Tommy, vai a casa. Domattina devi partire, ti vuole la Nazionale’. Ero sorpreso, non mi aspettavo una telefonata a quell’ora. Io non ci credevo, era totalmente inaspettato anche perché sono stato convocato in un secondo momento dopo che ci avevano concesso dei giorni liberi».
Bollini sta creando un gruppo nuovo con alcuni ragazzi già convocati in passato e altri volti nuovi per dar spazio e opportunità ad un numero sempre maggiore di giovani: «Ora ad ottobre sono stato convocato per la seconda volta. In realtà, a settembre, non conoscevo nessuno a parte Stivanello, che però poi è andato via per infortunio. È un gruppo del tutto nuovo per me, ma ho stretto subito un gran rapporto con chiunque».
E anche la Nazionale sta ottenendo buoni risultati: nella pausa ad ottobre i ragazzi di Bollini hanno battuto la Polonia conquistando il primo posto nel girone di Élite League, dopo il pareggio con la Germania e il successo con la Repubblica Ceca. Un ottimo modo per concludere questo inizio di stagione clamoroso: «Al Bologna in un mese mi hanno chiesto di portare i pasticcini tre volte: dopo il gol al Cesena, dopo l’esordio in Serie A e dopo la prima convocazione con l’Italia. Direi basta per il momento eh!».
Ramírez, Di Vaio, Diamanti… e Álvaro Soler. Ma in che senso?
A 19 anni Corazza ha preso parte al suo primo ritiro estivo con il Bologna di Thiago Motta. In pochissimo tempo, quei giocatori che aveva tifato a squarciagola dagli spalti o a bordocampo sono diventati i suoi compagni di squadra. Per lui, non è di certo una cosa da poco.
Tommaso è nato a Bologna ed è cresciuto sostenendo tanti idoli del passato: «Certo, i miei idoli sono sempre stati Messi e Florenzi, ma poi qui a Bologna impazzivo per Gastón Ramírez, Di Vaio e Diamanti». Non facciamo difficoltà a credergli. «Abbiamo iniziato il ritiro con una squadra praticamente diversa dal Bologna di oggi. Ora c’è un bel mix di esperti, stranieri e giovani. Una delle prime sere mi hanno obbligato a cantare ‘Sofia’ di Álvaro Soler. Ero imbarazzatissimo anche perché eravamo in una baita con altre persone, non c’eravamo solo noi. Ho dovuto cantare davanti a tutti, che vergogna!».
Ormai è diventata una tradizione. Al Bologna così come nella Nazionale: tutti devono esibirsi cantando alla prima convocazione. Un modo per allentare un po’ la tensione, compattare il gruppo e farsi due risate. Corazza non ha avuto problemi ad ambientarsi: «Ho stretto tantissimo con Bonifazi, De Silvestri e soprattutto Beukema, perché è il mio vicino in spogliatoio. E poi è stato stupendo conoscere Fabbian: quando è arrivato, abbiamo legato molto dal primo istante. Ora è il mio compagno di stanza durante le trasferte, insieme a Bagnolini». Chi lo ha impressionato di più, però, è un nuovo acquisto: «Karlsson è incredibile. Ha delle qualità pazzesche e poi, avete visto come calcia? Mamma mia».
Corazza è più di un cognome a Bologna: «Voglio restarci per tutta la vita»
Tommaso è al Bologna dal 2009, da quando aveva appena 5 anni. Suo padre Daniele da quelle parti è una vera e propria istituzione: ha ricoperto per anni il ruolo di responsabile del settore giovanile. A chi gli ha dubitato di lui e del suo talento, Tommaso ha sempre risposto in campo non lasciando spazio a voci fastidiose: «Ho sempre seguito la mia strada. Fin da quando ero piccolino c’è sempre stata la figura di mio padre al Bologna ma per era una cosa normale, non è mai stato un problema. Mamma mi portava agli allenamenti e poi tornavo con lui. Certo, c’è stato qualche momento di imbarazzo, magari quando ero lì con i compagni e lui teneva i suoi discorsi, ma nient’altro».
In estate papà Daniele si è trasferito al Sassuolo, dove ad oggi occupa il ruolo di Responsabile dell’Attività di Base. D’altronde, il suo Corazza il Bologna ce l’ha ancora: «Sicuramente è presto per dirlo, ma io sogno di rimanere a Bologna per tutta la mia carriera. Tra 5 anni vorrei essere un giocatore affermato, apprezzato da questa gente… e perché no, magari un punto fissp della Nazionale».
Tra Fortitudo, tortellini e un debole per Leclerc: Corazza è un vero bolognese DOC
Come tutti i ragazzi cresciuti con la passione per il pallone, Tommaso ha trascorso l’infanzia andando in giro per i corridoi della sua scuola a caccia delle figurine Panini. Ogni anno comprava l’album. L’obiettivo era finirlo prima dei suoi amici, per questo verso fine stagione correva fuori al Dall’Ara: «I miei genitori mi portavano allo stand Panini fuori dallo stadio del Bologna. C’era questo evento dove centinaia di collezionisti e bambini si scambiavano le figurine».
Al calcio, però, ha sempre accompagnato altro: tennis, formula 1 e basket. Bologna, d’altronde, è una città caratterizzata da una grande tradizione per la pallacanestro. Lì le scelte sono due: o sei della Virtus o sei della Fortitudo. Nient’altro. E Tommaso la sua scelta l’ha fatta: «Sin da piccolo tifo Fortitudo. Sono un gran appassionato di basket, ma non ho mai avuto dubbi sul calcio. Guarda, forse da piccolo, l’unico dubbio è stato sul ruolo: un anno mi ero fissato e volevo fare il portiere. Ci ho provato per una stagione, mi divertivo ma non ero troppo alto. Era meglio stare fuori dai pali».
L’anno scorso, da infortunato, è volato in Ungheria per assistere al Gran Premio di Formula 1, la sua altra grande passione: «Ho avuto la fortuna di incontrare Charles Leclerc in giro per il paddock. Non ci credevo, è stato super emozionante. Ma non ho resistito: una foto gliel’ho dovuta chiedere per forza»
C’è un’altra cosa a cui Tommaso non può proprio resistere: i tortellini. Da buon bolognese è impossibile dire di no a quelli: «Da piccolino mi piacevano solo in brodo. Ora inizio ad apprezzarli anche con la panna, ma sono incredibili. A quelli non rinuncio, mi dispiace».
Di sacrifici d’altronde Tommaso ne ha fatti tanti fin qui e continuerà a farne perché l’obiettivo è chiaro: vuole affermarsi in Serie A. «Sai, ho dovuto sacrificare molto tempo nella mia adolescenza. Fra allenamenti e partite non ho mai avuto molto tempo per gli amici, però non è mai stato un peso rinunciare ad uscite o feste. Andare a letto presto per la partita del giorno dopo è sempre stato un piacere. Più che altro, forse, è stato pesante per la scuola: studiare la sera, dopo gli allenamenti, non era facile».
Quest’estate, prima del ritiro, Tommaso ha avuto l’esame di maturità. Superato. Come i primi impegni nel Bologna di Motta. Il futuro è dalla sua e poi tutta Bologna fa il tifo per lui. Corazza non è un cognome qualunque da quelle parti.