Al Ferraris, nella sfida tra Genoa e Inter l’ha spuntata la squadra di Antonio Conte. Decisive le reti di Lukaku – al 34′ da un cross di Biraghi dalla sinistra -, Sanchez – all’83’ da un cross di Moses dalla destra – e di nuovo Lukaku – serpentina e sinistro all’angolo. I top e flop della gara secondo Cronache.
Top
LUKAKU – Sblocca il match di testa prendendosi beffa, a livello fisico, di Zapata e chiude la gara con una serpentina. Tabellino a parte, gioca per la squadra con sponde e sacrificio, fatto di corse all’indietro per far salire il gioco e rincorse degli avversari per recuperare il pallone. Numeri: 29 gol stagionali, l’annata più prolifica per il belga – superato il rendimento delle 27 reti nella stagione 2017/18 con la maglia del Manchester United.
BIRAGHI – L’assist sul gol sblocca-match nasce dal suo destro. Garantisce continuità in fascia, tra corse in profondità per creare occasioni e corse all’indietro per vanificare quelle altrui.
SANCHEZ – Entra in campo al 64′ con un obiettivo: timbrare il cartellino e mettere in cassaforte il risultato. Central’obiettivo poco meno di venti minuti dopo: Moses guarda chi c’è in mezzo e il cileno prende il tempo alle spalle di Goldaniga. E ora l’Inter dovrà fare di tutto per trattenerlo.
Flop
ZAPATA – Si perde Lukaku al momento del gol che sblocca il match del Ferraris. Episodio negativo, che però influenza e decide il match. Nel complesso della difesa rossoblù risalta meno la sua prestazione in confronto a Romero, in partita mentalmente dall’inizio alla fine.
LAUTARO – Ad un attaccante si possono chiedere tante cose: il lavoro sporco per la squadra, le sponde, gli inserimenti. Ma alla fine, sulla carta, verrà valutato per una cosa: i gol segnati. Continua il digiuno dell’argentino, a secco da quattro gare consecutive – l’ultima rete contro il Torino in casa alla 32° giornata.
ERIKSEN – Vaga per il campo senza trovare una reale posizione. Prestazione né carne né pesce. Un peccato, perché a livello qualitativo la differenza con i compagni resta evidente. Riesce a collegare i reparti, centrocampo e attacco, solo a sprazzi. Da lui ci si aspetta di più. Tocca a Conte ricamare il miglior vestito per sfruttare il danese.