Ecco le prime parole di Marco Giampaolo da allenatore del Torino, nella conferenza stampa di presentazione.
OBIETTIVI – «Ero e sono consapevole che servirà tempo, il Toro viene da una tradizione diversa rispetto al mio modo di pensare. So che ci saranno difficoltà, che ci sarà da sputare sangue. Il tempo potrebbe essere il mio primo alleato o il mio nemico. Ne ho parlato con il presidente e con il direttore, mi auguro di poter avere il tempo tale da poter costruire qualcosa».
MODULO – «Più che ruoli abbiamo parlato di posizioni in campo da ricoprire. C’è grande organizzazione e competenza da parte del direttore e del suo staff, abbiamo fatto diverse riunioni per capire quali sono i giocatori più funzionali alla mia idea di calcio. Il Toro giocava a tre in difesa, mentre io amo giocare a 4. I ruoli da andare a cercare sono quelli, oppure bisognerà capire se ci sono giocatori in rosa che possono ricoprirli. I calciatori però per conoscerli bisogna allenarli e io al Toro sono appena arrivato».
MERCATO – «Se potessi avere tutti i giocatori adesso sarei contento, però capisco le difficoltà del calciomercato. Ci sono ruoli che possono avere la priorità, certo. Ma se riuscissimo ad arrivare a quei calciatori che già conosco, i tempi si accorceranno o altrimenti, al contrario, si allungheranno. Ovviamente lavoriamo in piena sintonia per cerare di concretizzare la prima ipotesi. Il primo approccio che ho avuto con la società è stato molto positivo e propositivo: siamo stati chiari a vicenda, fin dalla prima telefonata. C’è il desiderio di creare qualcosa per mettermi nelle condizioni migliori: sono fiducioso e non ho alcun motivo per pensare diversamente. Abbiamo preso Rodriguez. Linetty e Schick invece sono giocatori forti. La mancanza di tempo sicuramente mi porta ad orientarmi verso i giocatori forti che ho avuto, la possibilità di arrivarci poi è un discorso diverso».
BELOTTI – «Mi sembra un calciatore disponibile e generoso per quello che ho potuto constatare vedendolo da avversario, al di là delle qualità realizzative. L’attaccante comunque deve fare l’attaccante. Giocare cinque metri più in qua o più in là non ha significato».
MILAN – «Un’esperienza troppo breve per poter fare valutazioni: sono rimasto soltanto 7 partite. Ho allenato una squadra incompleta che poi si è aggiustata nel tempo, ma ho potuto apprezzare la grande organizzazione del club, la disponibilità di tutti, le condizioni di lavoro, il centro sportivo di alto livello. Chiaro, c’è tanta delusione per quello che è successo».