Il nuovo attaccante della Sampdoria, Ernesto Torregrossa, al gol nel debutto contro l’Udinese, ha parlato a La Gazzetta dello Sport: «Il cross di Augello era così perfetto da avere scritto sopra: “Push”».
SENSAZIONI – «La cosa più bella che potessi immaginare. Ma, gol a parte, sono felice per il modo in cui qui mi hanno accolto. L’energia che si respira qui è speciale».
IL GRUPPO – «Vengo da una famiglia di sportivi (la mamma giocava a volley e livello professionistico, n.d.r.), conosco il valore dello spogliatoio. Conoscere i propri compagni e rispettare le culture di tutti è fondamentale. Io credo che per stare bene in campo nel calcio si debba prima di tutto stare bene fuori».
CHIUSURA DEL CERCHIO – «Ho fatto quattro anni di C, cinque e mezzo di B e uno di A nella stagione passata. Vedo la Samp come un traguardo, ma pure come un nuovo inizio. Non voglio adagiarmi su questo. Ringrazierò sempre il Brescia, che mi rimarrà nel cuore. Lì sono migliorato tanto, ma questo è lo step più importante della mia carriera, e sono contento che sia stata la Samp a permettermi di farlo».
ESEMPI – «Mio padre è stato anche nel Torino, e quando era alla Puteolana (1987-88, n.d.r.) lo ha allenato Ranieri… A San Cataldo, la nostra cittadina d’origine, lui ha portato la squadra dalla Terza Categoria alla D. Papà è un’istituzione. Batistuta? Io ho sempre avuto una sua foto ai miei compleanni da bambino. Prima della partita con l’Udinese, però, sabato scorso, sono andato a vedere su Youtube le gesta dei gemelli del gol, Vialli e Mancini. Mi ispira rivedere certi filmati prima di andare in campo».
MAESTRI – «Sarebbe troppo facile parlare di Corini o Marcolini. Tutte le esperienze, positive e negative, mi hanno arricchito. Certo, forse Corini mi ha dato qualcosa in più, ma anche Ranieri oggi è importante. Ricordo che il mister l’anno scorso dopo l’ultima partita di campionato (in cui l’attaccante andò a segno con i blucerchiati su rigore, n.d.r.) mi fece i complimenti. Me lo aspettavo così, molto gentile. Non mi aspettavo che mi desse fiducia da subito, questo proprio no. Mi ha sorpreso».
VENEZUELA – «Se ho mai pensato di sfruttare il doppio passaporto per giocare in Nazionale? No, mai. Neppure a livello giovanile. In verità nei mesi scorsi sono stato contattato dal commissario tecnico del Venezuela, ma ho preso tempo».
BALOTELLI – «Perché mi ha soprannominato Ettore Messi? Era uno scherzo, Mario è un ragazzo d’oro. Dopo il gol all’Udinese, sabato sera, mi ha scritto per farmi i complimenti. “Finalmente sei nella categoria che meriti”. Spero che possa riesplodere a Monza. Se riesce a rimanere sereno, con le sue qualità, merita assolutamente un’altra occasione».