Francesco Totti, bandiera della Roma e del calcio italiano, ha parlato a Sky Sport soffermandosi su diversi temi.
ISOLAMENTO – «La giornata è lunga, fortunatamente ho una famiglia che mi sostiene, stiamo sempre dietro ai bambini tra compiti, giochi e palestra. In questi 20 giorni ho quasi scaricato Netflix, la sera è l’unico modo per passare il tempo».
MONDIALE DEL 2006 – «Il 19 febbraio ebbi un infortunio abbastanza serio. La sera stessa Mariani mi operò a perone e legamenti. Ero sicuro di saltare il Mondiale, Mariani mi disse che era un infortunio di almeno 7 mesi. Lippi mi venne a trovare, ricordo quel discorso, mi ha dato la forza per uscire da quel tunnel».
ADDIO ALLA NAZIONALE – «Era una decisione presa già prima di farmi male perché ogni anno facevo 50-60 partite. Avendo un problema alla schiena, dovevo mettere da parte qualcosa e non potevo mettere da parte la Roma. La Roma per me è stato tutto, il mio percorso più bello».
DEL PIERO – «Parlare di lui è riduttivo. Ci hanno sempre messo contro, o uno o l’altro. Avendo fortunatamente due caratteri simili, siamo riusciti a unirci di più. Barzellette? Sembravamo bambini, siamo stati da dopo cena all’una di notte a ridere».
DE ROSSI – «Lo rispetto, ognuno è libero di fare le proprie scelte. Ho avuto opportunità a fine carriera, all’estero – America ed Emirati Arabi – e in Italia, ma ero dubbioso. Volevo continuare, mi sentivo ancora di poter dare qualcosa, ma un anno non mi cambiava niente. La mia scelta di vita era quella di indossare un’unica maglia, avrei cancellato tutto il pensiero lungo 24 anni. Una la dico: la Sampdoria mi voleva a tutti i costi, Ferrero ha un debole per me».
RETROSCENA – «Se non ci fosse stato il torneo Città di Roma, con Ajax e Moenchengladbach, sarei andato alla Sampdoria. Volevano darmi in prestito, ma quella serata cambiò tutto».
ADDIO AL CALCIO – «Sono passati tre anni, ma è come se non fossero passate. Spesso e volentieri riguardo quella giornata, per me è indimenticabile. Quello che ho passato io non l’avrà mai passato nessun altro. Ricordo ogni secondo i quella giornata, speravo non arrivasse mai. L’amore della gente, che piangeva, è qualcosa di impensabile».
SPALLETTI – «Il primo Spalletti era un top, come un secondo padre. Il secondo Spalletti ha avuto le sue ragioni, qualche idea da altre persone. Non dico che ha voluto mettermi il bastone fra le ruote, ma non è andata come abbiamo voluto. Sapevo che ero in difficoltà, ma ho sempre tenuto la testa alta».
LAZIO – «Sarei stato contento per Inzaghi, ma se allenasse un’altra squadra. Da tifoso romanista spero si fermino il prima possibile, ma è una di quelle annate in cui gira tutto bene. In questo momento non gli si può dire nulla. Spero possa esserci un blackout il prima possibile».