Non sarà minacciosa come la frase che trova Dante sulla porta dell’Inferno («Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate»), però conviene fare attenzione comunque. Entrare a Broadhurst Park se non si è appassionati di calcio dal cuore genuino rischia di essere pericoloso, come si legge sul leggendario cartello: «Siamo tifosi, non clienti». Eccoci nello stadio di Moston, sobborgo di Manchester dominato dai mattoni delle case a schiera dove vive una parte consistente della classe operaia. Quelli che ci giocano dentro non sono diavoli, ma ribelli. I Red Rebels, l’altro United. Non quello che scende in campo in Premier League; quello che gioca nella settima divisione del calcio inglese, la Northern Premier League, una lega semi-professionistica, ed è di proprietà dei suoi tifosi. L’Fc United of Manchester.
United of Manchester, contro il calcio moderno
«Manteniamo vivo lo spirito del tifo senza gli aspetti peggiori del calcio moderno». Così Tim Browning, uno dei fondatori del club, ha riassunto a El País il loro manifesto. Non si riconoscono nel pallone diventato industria, nelle pay tv «che sono il suo nuovo Dio». Così nel 2005, quando la famiglia statunitense Glazer diventa proprietaria del Manchester United, loro ne fondano un altro, una squadra che siano ancora orgogliosi di tifare. Che giochi rigorosamente il sabato alle 15. È possibile grazie all’azionariato popolare e al volontariato. In Italia qualcosa di simile accade a Firenze al Centro Storico Lebowski.
Oggi l’Fc United of Manchester ha circa 1300 abbonati, un record negli ultimi cinque anni, e tremila soci, che di fatto sono tutti co-proprietari. Le decisioni più importanti vengono prese in assemblea. La curva è un tutt’uno con la squadra. Non vogliono sponsor sulla maglia a meno che non sia a scopo benefico, stanno in piedi grazie alle quote dei nuovi soci, gli abbonamenti, le donazioni, più altre iniziative come lotterie, eventi e la vendita del merchandising.
Nel punk football
Tra abbonamenti e singoli biglietti i ribelli di Manchester portano allo stadio una media di duemila persone, introiti che servono praticamente per autofinanziare il debito fatto per lo stadio, un impianto da 4.400 posti inaugurato nel 2015. Nel loro calcio punk una squadra dovrebbe proteggere quel contatto con la comunità che i grandi club hanno invece perso.
Ogni giovedì i volontari dell’Fc United of Manchester fanno lezioni gratuite ai ragazzi del quartiere, in più col passare degli anni hanno messo su un settore giovanile e una sezione femminile. Nelle settimane successive allo scoppio della guerra Broadhurst Park è diventato pure un punto di raccolta per generi alimentari e altro materiale da inviare in Ucraina a sostegno della popolazione invasa. L’azionariato popolare di questa squadra si potrebbe definire, e i suoi proprietari/tifosi ne sarebbero lieti, la cosa più lontana che esista dalla Superlega.