Attaccante letale, implacabile in area di rigore. Allenatore interessante, preparato e responsabile. Da giocatore campione con Real Madrid, United e Psv. Proprio da Eindhoven è ripartita la sua seconda vita calcistica, stavolta fuori dal rettangolo verde, dalla panchina. Ruud Van Nistelrooy, dopo un percorso formativo intrapreso con le giovanili del club, partito lavorando individualmente con gli attaccanti, oggi guida, con ottimi risultati, la prima squadra biancorossa.
Gli esordi sulla panchina del PSV
Con la recente vittoria in ‘KNVB Cup’ (Coppa d’Olanda), 3-2 ai rigori, la sua squadra, sulla carta inferiore, ha battuto per la quarta volta in stagione l’Ajax. A questi successi, importanti per club e tifoseria, va aggiunta la Johan Cruijff Schaal, il nome ufficiale della Supercoppa d’Olanda, vinta grazie a un pirotecnico 5-3 contro i ‘lancieri’. Al primo anno da ‘head coach’, ha già messo in bacheca due importanti trofei. In campionato la sua squadra è a pochi punti dalla vetta, tutto questo guidando un gruppo molto giovane e ricco di talento. Ha aiutato giocatori come Xavi Simons e Fabio Silva a esprimere il loro grande talento, coadiuvandoli con l’esperienza di veterani come Luke De Jong e Van Aanholt.
Dopo essersi ritirato nel 2012, il bomber olandese ha iniziato la sua ‘vita’ da allenatore nel 2013 con la squadra Under 17 del PSV.
Nel 2018, è diventato l’allenatore dell’U-19, prima di passare al Jong PSV (squadra riserve) nel 2021. Con pazienza e attenzione al proprio miglioramento personale sta scalando le categorie e le gerarchie.
In estate la dirigenza del club ha dovuto affrontare la partenza di Roger Schmidt e, dopo attente valutazioni, con coraggio, ha scelto di affidare la panchina proprio a Van Nistelrooy.
«Ho lavorato per questo momento per anni. Sono orgoglioso e convinto di essere pronto ad assumere un ruolo di primo piano nel mio club. Diverse cose si sono unite nell’ultimo mese. I colloqui con tutta la dirigenza e il consiglio di amministrazione hanno rafforzato la mia opinione sull’unità e l’ambizione di raggiungere qualcosa di speciale con il PSV».
Le prime dichiarazioni sono state immediatamente seguite dai fatti e oggi, oltre ai trofei conquistati, tutti apprezzano il calcio proposto dalla squadra di Ruud. Propensa al controllo del gioco attraverso il possesso palla. Questo però non la rende meno offensiva e quindi divertente da seguire, tutt’altro: in 30 gare stagionali, in Eredivisie, il PSV ha messo insieme 81 gol fatti e 35 subiti.
I buoni risultati sono arrivati anche perché Van Nistelrooy ha ideato e attuato un sistema in grado di capitalizzare il talento dei giocatori offensivi: Xavi Simons su tutti, in doppia cifra, alle spalle del veterano Luuk de Jong. Anche Til, Veerman e Sangaré, tutti sotto i 25 anni, hanno vissuto un grande avvio di stagione, sia dal punto di vista realizzativo che per quanto riguarda gli aspetti tecnico-tattici.
In effetti Van Nistelrooy è stato scelto proprio perché, lungo il suo percorso di formazione come tecnico, ha mostrato di avere grande talento nel gestire e far crescere i giovani. In carriera ha potuto apprendere questa dote fondamentale da maestri come Fabio Capello e Sir Alex Ferguson, che inevitabilmente hanno avuto grande influenza sulla sua identità calcistica. Lui stesso ha ammesso che il rapporto con Ferguson gli ha permesso di raggiungere e poi superare i propri limiti, chiedendo sempre qualcosa in più a sé stesso. Una mentalità vincente e inossidabile, sviluppata a partire dagli anni inglesi.
I primi passi da calciatore di Van Nistelrooy
Come molti compaesani, cominciò a muovere i primi passi da giocatore nella squadra della sua città l’Oss FC. I passaggi tra le fila del Den Bosch e dell’Heerenveen furono i ‘trampolini’ che diedero il tempo e la ‘spinta’ al suo grande talento. Il percorso di maturazione, in campo e fuori, lo portò, a 21 anni, al grande salto; Ruud passò al PSV per una cifra di poco superiore ai 6 milioni d’euro. Sulle rive dei fiumi Dommel e Gender, Ruud esplose. Letteralmente: nella prima annata mise a segno 31 goal (tutt’ora record imbattuto di reti in un campionato a 18 squadre), vincendo il titolo di giocatore olandese dell’anno e regalandosi pure la prima tripletta in Champions League della carriera (contro i finlandesi dell’Helsingin). Dopo una seconda stagione da 29 gol, coronata dal secondo campionato olandese vinto in maglia PSV, un giovane Van Nistelrooy iniziò ad attirare le attenzioni dei migliori club d’Europa. Nel 1999, infatti, Ruud finì nell’orbita dei red devils di Ferguson. Su indicazione del leggendario allenatore scozzese, un anno dopo, il Manchester United concluse un accordo col PSV sulla base di 26 milioni di euro. Ruud però non metteva piede in campo da più di un mese, a causa di un infortunio al ginocchio. Il club olandese, nonostante le richieste dello United, si rifiutò di sottoporre il ragazzo a delle visite di controllo, insospettendo la dirigenza inglese.
La situazione precipitò proprio in quei giorni: durante un banale scontro in allenamento, Ruud si ruppe il legamento crociato anteriore del ginocchio destro. «Non ho mai, e dico mai, avuto dubbi sul mio pieno recupero fisico» disse Ruud anni dopo. Dubbi che invece ebbero i dirigenti dei Reds, che fecero saltare il trasferimento.
La rinascita e il rapporto con Sir Alex
«Il mio corpo cambiò completamente. Se guardo indietro, quel periodo mi aiutò molto. Diventai più potente e più veloce, feci molti esercizi specifici. Un anno fondamentale per me, nonostante non abbia potuto giocare per tanti mesi».
La forza mentale dimostrata in quel periodo buio venne ripagata in pieno poco dopo. Van Nistelrooy tornò ad allenarsi con continuità, e venne richiamato dal Manchester. Sir Alex, che credeva molto nelle abilità del calciatore, convinse lo United a pagare al PSV 28 milioni d’euro.
In una squadra costruita attorno all’immenso talento balistico di David Beckham, con Scholes e Keane alle spalle, arrivò per van Nistelrooy la consacrazione a livello mondiale. A Manchester vinse una Premier League, una FA Cup e una Coppa di Lega. Segnò 150 gol in 219 partite, illuminando gli occhi dei tifosi in numerose occasioni. Leggendario il suo gol contro il Fulham quando, nel ‘Teatro dei Sogni’, partendo palla al piede da centrocampo, dribblò metà squadra avversaria per poi concludere a rete un gol storico.
Tra i vari record, ha quello d’essere stato il più veloce calciatore della storia del Manchester a raggiungere quota 100 gol (riuscendoci in 2 stagioni e mezzo, con una media di circa un gol a partita). È anche il primatista di reti europee dei ‘Diavoli rossi’, con 38 gol all’attivo.
Sir Alex lo ha definito «il miglior centravanti che abbia mai visto un tifoso dello United» e lo stesso Van Nistelrooy ha detto di aver imparato più nei cinque anni con l’allenatore scozzese che con chiunque altro. Questo rapporto di stima reciproca ha permesso a entrambi di migliorarsi e di crescere insieme, fino a diventare figure immortali per milioni di tifosi. L’olandese si trasferì poi al Real Madrid, dove vinse la Liga due volte prima di terminare la sua carriera da giocatore nel 2012 al Malaga. Van Nistelrooy, che ha segnato 35 gol in 70 gare internazionali con la maglia ‘Orange’, ha lavorato con la nazionale anche come assistente allenatore, prima di tornare in patria nel club che lo aveva consacrato.
Da calciatore è diventato un centravanti formidabile a piccoli passi, rialzandosi ad ogni caduta, con determinazione e coraggio. Da allenatore ha seguito lo stesso percorso, rispettando le tappe che la vita gli ha sottoposto e migliorando giorno per giorno. Oggi si gode i successi della sua squadra e chissà se, in futuro, lo vedremo seduto su una prestigiosa panchina.