Feyenoord-PEC Zwolle è una partita come le altre, ma al ‘de Kuip’ la folla risuona come per le grandi occasioni. Ci sono 48mila candele accese sugli spalti e i tifosi cantano a squarciagola: «You’ll never walk alone». Eppure non c’è il Liverpool, eppure in campo la partita non è ancora iniziata. Cantano tutti per Tonny Vilhena, che di anni ne ha 21 e ha appena perso la madre. Lui è solo un ragazzo, ma è già alla sesta stagione in prima squadra. Oggi gioca in Serie A e nel mentre sono accadute un po’ di cose.
La storia di Tonny Vilhena
Pochi mesi prima si era seduto su una sedia per essere intervistato da Algemeen Dagblad, media del suo Paese. L’Inter era la big che più aveva insistito per averlo: «Loro hanno scelto Banega, io ho scelto mia madre. Non sta bene, la amo e lei ama me. Non se la sentiva che andassi all’estero, così ho detto a mio padre che sarei rimasto».
Niente da fare nemmeno per la Sampdoria, che nei mesi successivi si era interessata a lui: «Era tutto fatto, al Feyenoord sarebbero andati 4 milioni. Il presidente della Samp mi abbracciò, dicendomi: ‘Partiamo per Genova e firmiamo un bel contratto’. Rifiutai».
Alla fine la scelta paga perché vince tutto: campionato che mancava dal 1999, coppa, supercoppa. Colleziona 5 trofei prima di lasciare, a 24 anni, l’Olanda: vola in Russia, al Krasnodar, fino a gennaio, quando a pochi giorni dalla guerra lo acquista l’Espanyol. Si impone ne LaLiga, viene riscattato e la Salernitana si fa avanti.
In 48 ore, Tonny passa dalla scaletta dell’aereo alla maglia da titolare contro la Roma. Giusto il tempo di conoscersi: «Mi sono gasato guardando i video dei tifosi su YouTube». Dove il video del tributo dei suoi primi tifosi fa venire i brividi. Contro la Sampdoria, invece, in una sfida che ha fatto la storia, ha segnato un gran gol dopo aver dialogato con Coulibaly.