a cura di Giacomo Brunetti
La Voluntas è pronta per scrivere nuovamente la storia del calcio in Italia
Alcuni dei più grandi calciatori italiani sono passati dai campi costruiti da Clerici. Adesso la nuova sfida dei fratelli Esposito, cresciuti nella Voluntas prima di spiccare il volo
La Voluntas è un caso effettivo di società calcistica fuori dal comune. Racchiude il cuore di Brescia, ma sarebbe riduttivo inquadrarla così. È il centro nevralgico del talento in quella zona d’Italia. Più delle belle parole e degli aggettivi, conta il curriculum: Pirlo, Acerbi, Baronio, Diana, Corini, Bonera, i gemelli Filippini, Bonazzoli, Agliardi. Una lista che prosegue all’infinito e che ha regalato ai professionisti – soprattutto a Serie B e C – una quantità di calciatori incalcolabile. Tra questi, anche i fratelli Esposito, partiti da Castellammare di Stabia e arrivati a Brescia agli albori della loro adolescenza.
L’incontro con l’uomo che gli cambierà la carriera era dietro l’angolo. Roberto Clerici è considerato uno dei maggiori scopritori di talenti italiani, uno di quelli che li fiuta dopo aver visto appena due palleggi. Uno di quelli vecchio stampo, ma con le idee visionarie, capace di trasmettere educazione al lavoro e sacrificio per arrivare lassù. Se la Voluntas ha scritto la storia, il merito è suo. Nel dopoguerra, all’Oratorio della Pace, era tra i bambini che giocavano sul campetto disastrato; quando è diventato adulto, ha capito che in quell’ambiente c’erano i presupposti per fare qualcosa di diverso. Il suo lavoro ha attirato l’occhio e i rapporti del Brescia, che puntava sulla società di Clerici come un pre-vivaio. Il suo essere visionario lo relega tra le figure più importanti nel dietro le quinte del pallone. A 12 anni vide giocare Pirlo, affiancò un suo collaboratore e gli disse: «Vedi quello? Diventerà il calciatore italiano più forte».
Dall’oratorio a un centro sportivo costruito solo con le sue idee e i suoi fondi, così come la squadra. La struttura di San Filippo negli anni si è ingrandita, portando impianti all’avanguardia rubati con gli occhi all’estero e portati nel nostro paese, come il ministadio che ha visto crescere una miriade di talenti, importato dal Messico e sopra il quale oggi sorge una statua in onore di Clerici, scomparso nel 2018, e che era solito battere il 5 a tutti i componenti della grande famiglia Voluntas. La statua, infatti, ha una grande mano che i bambini e chi lo ha conosciuto tocca ogni volta con emozione e piacere. Perché la sua anima e la sua identità sono rimasti tra quei campi e quelle stanze, oggi protagoniste di una nuova linfa vitale.
Perché la società ha una nuova strada da percorrere: Sebastiano e Salvatore Esposito, infatti, insieme al padre Agostino e a un voluntas doc come Germano Panni, responsabile dell’area tecnica, hanno rilevato le quote del club e vogliono vederlo nuovamente splendere. «Il nostro sogno è diventato un lavoro grazie alla Voluntas – ci racconta ‘Salva’ – e tutti devono avere la possibilità che abbiamo avuto noi. Due sono i principi che ci hanno stimolati a fare questo passo: riconoscenza e responsabilità. Abbiamo scelto di investire in questa realtà per dare un’opportunità ai bambini che amano questo sport, e di farlo ora che siamo giovani e dentro di noi è ancora freschissimo il ricordo di Clerici e del suo grande lavoro. Quando è venuto a mancare, nessuno si è fatto avanti. Queste sono cose che normalmente si fanno a fine carriera: noi ci siamo fatti avanti subito, è ora il momento di agire e di dare il proprio contributo. Noi siamo aperti ad accogliere chiunque voglia dare il proprio contributo. Non avremo grandi entrate all’inizio e non ci interessa avere un ritorno economico: vogliamo portare i talenti nel grandi club», mentre Sebastiano ci racconta che «dobbiamo far fare ai giovani un percorso differente. Se Clerici non ci avesse scovato in Campania, non saremmo quelli che siamo oggi. La passione va rispolverata, così come il divertimento. I ragazzi devono capire cos’è il sacrificio che serve per migliorare. Prima conosci il sacrificio, prima sai qual è il dolore, e scopri cosa serve davvero per diventare un calciatore».
Due ragazzi così giovani, senza chissà quale esperienza tra i pro, che si sono resi conto delle falle nel sistema e hanno fatto un passo in avanti. Una storia non banale e inusuale.
L’impegno dei fratelli Esposito è fortemente attivo. Come ci svela Panni, uno di quelli che li ha visti crescere: «Ho visto Salva tornare alle 5 di mattina dalla Nazionale ed essere in campo alle 11 con i Camp Estivi a provare le punizioni, oppure Seba rientrare a Brescia alle 14 e quindici minuti dopo era qui con un amico a distribuire volantini». I modi stanno facendo la differenza. «Solo così si coltiva questa passione, dato che se non fosse stato per Clerici, Pirlo non sarebbe neanche andato al Brescia. Ha passato delle ore a spiegargli perché andare in una big sarebbe stato un errore a quell’età. Il metodo e le conoscenze sono alla base per instradare correttamente i ragazzi». Laura Bellandi, un’altra figura fondamentale della Voluntas, ci ha raccontato che «Salvatore era in ritiro con la Nazionale e mi ha scritto mille volte per sapere se fossero arrivate nel nuove maglie. Mi dispiaceva disturbarlo in un momento così importante per lui, ma nonostante il palcoscenico, era il primo a informarsi e chiedere relativamente ai nuovi kit. Sono dei ragazzi speciali».