di Leonardo Maldini
Weston McKennie è praticamente un giocatore della Juventus. Il classe 1998 è nato a Little Elm, nel cuore del Texas, e, il giorno del suo diciottesimo compleanno, lo Schalke lo preleva dalla Dallas Academy per portarlo in Germania e farlo crescere con l’Under-19. Qui si distingue subito come centrale di centrocampo generoso, duttile e costante: 21 presenze impreziosite da 4 gol e 3 assist ne fanno uno dei migliori centrocampisti del torneo.
«E se fossi rimasto in Alaska? Forse questa storia sarebbe stata su Weston lo snowboarder. Me lo immagino. O forse … non lo so, sarei su una slitta trainata da cani di livello mondiale. Vincerei un mucchio di Iditarod. Sai, quella grande corsa di slitte trainate dai cani in Alaska? In ogni caso sarei stato il migliore, ho sempre voluto esserlo, dall’America all’Europa. Ci penso davvero di tanto in tanto. Perché la vita è strana e a volte devi solo sfruttare al massimo ciò che hai»
Western McKennie a The Players’ Tribune
L’ottimo impatto con un calcio completamente diverso da quello americano viene coronato con l’esordio in Bundesliga nell’ultima giornata di quella stagione, 2016/2017. Il mister Markus Weinzierl arriva a regalargli infatti un quarto d’ora contro l’Ingolstadt. Dal 2017 in poi, crescita costante, fino alla fine di questo campionato. È rimasto legato al club della Ruhr, tanto da non abbandonarlo dopo le richieste da Bayern e Borussia, registrate nella scorsa edizione di mercato. Adesso a godersi McKennie sarà la Juventus. Eppure, questo, per i tedeschi, non è stata un’annata semplice.
«All’epoca conoscevo solo tre club in Germania. Schalke, Bayern e un altro. Ma quando ho iniziato a leggere sullo Schalke e sulla città di Gelsenkirchen, mi sono innamorato. I fan erano il tipo di persone che mi piacciono. Lavoratori, appassionati e leali. Questo significava molto per me. Adesso sono qui da tre anni, proprio come quando ero ragazzo. E tutte quelle cose che ho letto sullo Schalke sono vere. Sono anche diventati parte della mia identità. Dai tifosi, ai miei compagni di squadra e agli allenatori, lo Schalke è una famiglia. E non vedo l’ora di vedere cosa succederà alla nostra famiglia»
Western McKennie a The Players’ Tribune
Lo Schalke, come detto, ha vissuto una stagione decisamente complicata, in particolare nel girone di ritorno, da gennaio in poi, nel quale fino a maggio aveva totalizzato una sola vittoria. Dal periodo post-lockdown, infatti, non è facile trovare qualche aspetto positivo, sia in fase realizzativa che in copertura. Una delle note liete, però, è proprio quella di Weston McKennie. Il centrocampista americano, è uno dei pochissimi a salvarsi. McKennie ha condito, a suon di prestazioni e di numeri, varie partite dello Schalke 04, tanto da diventare il gioiellino di mercato dei tedeschi. Non stupiscono quindi le voci che lo riguardano, considerando anche la situazione economica del club, peggiorata ulteriormente dopo le dimissioni obbligate del presidente.
Quest’anno è stato uno dei pochi a salvarsi, soprattutto nella seconda parte della stagione. David Wagner lo ha sempre utilizzato quando lo ha avuto a disposizione, facendone a meno solo in cinque occasioni a causa di infortuni e una per squalifica. McKennie si è distinto per impegno e duttilità, probabilmente la miglior caratteristica dell’americano.
Il suo ruolo
McKennie recentemente si è sviluppato come centrocampista difensivo, garantendo sostanza ad una squadra che può contare sulla qualità di Yevhen Konoplyanka e Max Meyer, per non parlare del genio creativo di Nabil Bentaleb.
L’analisi dei ruoli ricoperti in stagione conferma questa peculiarità: ha giocato principalmente come centrocampista centrale o davanti alla difesa, ma sono state parecchie le volte in cui ha fatto il trequartista o addirittura, nella fase in cui lo Schalke era falcidiato dagli infortuni, il difensore centrale o il terzino destro. E nella sua esperienza in Bundesliga ci sono pure un paio di apparizioni come punta centrale.
Come gioca?
È in mezzo al campo che McKennie troverà maggiore agio alla Juventus. Recentemente si è sviluppato come centrocampista box-to-box, garantendo sostanza ma anche geometrie e inserimenti. Tutto ciò è possibile grazie alle sue doti aerobiche che gli garantiscono una resistenza notevole, unita ad un più che discreto cambio di passo palla al piede per tagliare le difese avversarie e ad una forza fisica che gli permette di difendere il pallone e di essere molto incisivo quando va a contrasto. Anche le sue conoscenze tattiche sono già di grande livello, dimostrando ottime qualità sia quando deve posizionarsi sulle linee di passaggio per intercettare il pallone, sia quando deve inserirsi in avanti che nella capacità di portare il pressing nel momento giusto. A ciò aggiunge una tecnica ottima che gli permette di essere efficace nel gioco corto, ma anche di saper verticalizzare con buona precisione.
Il senso del gol
Spesso, quando impiegato, sopratutto in nazionale, nelle zone offensive del campo riesce a creare pericoli. Per un allenatore come Pirlo, alla Juventus McKennie può essere un jolly fondamentale per tamponare i ruoli scoperti. Con lo Schalke in più di 70 presenze in 3 anni, ha un totale di soli 4 gol e 4 assist, che, però, sono stati siglati tutti nelle ultime due stagione, a valore del fatto che il giocatore sia in crescita. In Germania, inoltre, è stato impiegato rarissime volte come centrocampista offensivo o esterno d’attacco.
«E nella mia prima partita ho segnato otto gol. Otto. Quella è stata la mia ultima partita con gli U-6. Dopo di che sono andato a giocare con gli U-8. Non male per un americano! Qualche anno dopo, nel 2006, la Coppa del Mondo è arrivata in Germania. Ho visto gli Stati Uniti battere la Polonia in una partita pre-torneo. Ho incontrato Carlos Bocanegra, Landon Donovan e alcuni altri giocatori. A distanza di 10 anni è successo anche a me di giocare in Nazionale. Rappresentare il tuo paese? Quanto è bello? Non ce l’hanno nel football americano».
Western McKennie a The Players’ Tribune