a cura di Giacomo Brunetti, inviato in Spagna

I quattro pilastri del Zaragoza per rinascere. E un nuovo stadio (anzi, due!) ispirato al vento.

Il Zaragoza lotta per non retrocedere in terza serie spagnola. Ma se pensate che questo sia il peggio, ecco no, il peggio è già passato. 2020, anno del Covid: il Zaragoza se la passa male e rischia il fallimento con 107 milioni di debiti. Arriva però un gruppo di imprenditori, tra cui Joseph Oughourlian, proprietario del Padova. E sapete cosa fa? Va dai tifosi e parafrasando gli dice: «Fondiamo “Zaragoza Contigo” (letteralmente “Zaragoza con te”, ndr), e nominiamo alcuni di voi, scegliendo tra i tifosi più fedeli, a capo di un progetto che vi permette in ogni momento di verificare il nostro operato. Avete dubbi? Volete contestare? Noi daremo accesso ad alcuni di voi a tutto ciò che riguarda il club e il suo sviluppo, dandoci degli obiettivi. Avete dei dubbi? Bene, potete venire qui e verificare».

 

Da dove inizia la nostra storia? Zaragoza è un centro nevralgico in Spagna, posto a metà tra Madrid, Barcellona e Valencia, quarta città spagnola per abitanti e società più rilevante della regione Aragona. Il gruppo SAD ha acquistato la maggioranza del Club nel 2022 e ha posto 4 pilastri alla base del progetto: personas, infrastructuras, corporativo e deportivo.

 

 

Il primo obiettivo per risollevare il Zaragoza è chiaro: trasformare l’attuale impianto, la storica Romareda, nella Nuova Romareda, uno stadio che diventerà da 43mila posti, 10mila in più di quello attuale. Il gruppo SAD, infatti, ha fatto un patto con il comune di Zaragoza in vista del Mondiale del 2030, per ospitare 3 gare sul suolo spagnolo.

 

Dalla consulta pubblica per il luogo del nuovo stadio è arrivato il più grande segnale da parte del tifo: «La Romareda non si tocca, fatelo al posto di quello vecchio». Avete mai visto uno stadio modellato dal vento? È quello che sta accadendo qui. Una squadra che, sull’orlo del fallimento, riesce in due anni a mettere le basi per costruire non uno, ma due impianti. Ma perché ne costruiranno due? Ora ci arriviamo.

 

 

Negli ultimi anni, LaLiga e la Federazione hanno incentivato i club sotto varie forme per migliorare o creare strutture più moderne. Il Zaragoza, militando da diversi anni in Segunda División, è rimasto un po’ fuori dal questo giro di introiti. Ma ha capito che c’era un’altra strada: il Mondiale 2030, itinerante, con più Nazionali rispetto al solito, e che si fermerà anche in Spagna. E proprio la Nueva Romareda è in lista per ospitare 3 partite, due della fase a gironi e una a eliminazione diretta. 

 

Proprietà e comune si sono uniti in una società per fondere le necessità di comunità, club e tifosi. Hanno contattato il gruppo di architettura Edom, che ha realizzato il Nuovo Camp Nou, il San Mames a Bilbao, ma anche ristrutturato lo stadio del River Plate e il Maracana. Nuova capienza, 10mila posti in più: un bacino da 43mila spettatori modulato dal vento.

 

In che senso? Una forma che mixa il concavo e il convesso ispirata al vento Cierzo, tipico di quelle zone. Culturalmente dentro alla società, un po’ come la bora per Trieste.

 

 

E l’altro stadio? Ecco, nel mentre il Zaragoza non potrà giocare a La Romareda, già adesso chiusa in parte per permettere i lavori ad alcuni settori, e sta costruendo un secondo impianto modulare e provvisorio da 20mila posti. Una vera e propria fase di transizione, infatti quando ho chiesto al club se questo impianto avesse un nome… beh, no, nessuno ha saputo darglielo. Si è già iniziato a costruirlo e i lavori procedono spediti. Perché parallelamente il Zaragoza sta lottando per uscire dalla crisi, sportiva ed economica, e per farlo ha deciso di rilanciare, prima ancora di tagliare. Tra l’altro, dove sapere che a Zaragoza ci sono le reti più grandi d’Europa? Le porte sono profonde 4 metri! È un record a tutti gli effetti e una particolarità di cui vanno fieri. Infatti, anche nella Nuova Romareda, sarà così.

 

 

Qui cambia tutto. Perché di pari passo con le strutture, ci sono appunto i 4 pilastri fondamentali.

 

Il progetto triennale, che si concluderà proprio con la costruzione del nuovo stadio, dovrà innanzitutto ridurre i debiti, che erano arrivati addirittura a 107 milioni. 14 anni di debiti che adesso sono stati portati a circa 20, con iniezioni di 50 milioni nelle ultime due stagioni. Insomma, per far risorgere il Zaragoza bisogna spendere, ma non solo.

 

Infatti la società sta crescendo nei dipendenti, prendendo professionisti da fuori che trasformino un gigante in difficoltà (immaginatevi la Sampdoria in Spagna) in una squadra gloriosa. Passiamo alle strutture: non solo lo stadio, ma anche il progetto per il centro sportivo con utilizzo del suolo per i prossimi 50 anni e una crescita nel corporativo, dove adesso il Zaragoza sta aprendo i primi negozi e soprattutto sta introducendo experience e posti vip allo stadio (saranno 2000 nel nuovo, prima erano 0). Inoltre, l’ultimo pilastro: quello deportivo, sportivo. Far crescere la cantera, il modo migliore per massimizzare il talento, ridurre i costi sul mercato e avere un margine di guadagno.

 

Il Zaragoza si prepara a tornare su altri palcoscenici.